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lunedì 1 dicembre 2008

Le vacanze, antica ossessione

(da Giudizio Universale, n.29, dicembre 2007-gennaio 2008, ripubblicato nel n. 37, novembre-dicembre 2008)
Nel trecentenario della nascita di Carlo Goldoni, torna in scena la Trilogia della villeggiatura in versione integrale. Toni Servillo firma una regia briosa e un’interpretazione insolitamente loquace

A trecento anni dalla nascita di Goldoni, Teatri Uniti e Piccolo di Milano producono una Trilogia della villeggiatura molto attesa, e per l’importanza del testo (anzi, dei testi), e per quella di Toni Servillo, attore e regista il cui nome è ormai garanzia di qualità nel teatro e nel cinema di casa nostra. Presentare in un solo allestimento l’intero trittico è un’impresa, non foss’altro che per i precedenti illustri (Strehler nel ’54, Missiroli nell’80, Castri nel ’95), e perché Goldoni è autore feticcio del tempio scenico meneghino.

Dalle briose Smanie a Le avventure sino al Ritorno, la storia si snoda rappresentando una borghesia scriteriata sulla quale Goldoni ha smesso di porre le speranze: se ne La locandiera il commediografo veneziano è ancora convinto dai valori positivi della propria classe sociale, con la Trilogia affiora un disincanto amaro, la rassegnata constatazione del dilagare di parvenu insoffribili sempre più omologati a vizi e mode nobiliari.
La villeggiatura è mania tra le più perniciose, irragionevole scialacquìo da parte di famiglie “per bene” costrette ai debiti per non mancar la pugna del sociale apparire.

Servillo affronta i testi con mano lieve, guidando un’eterogenea e ottima compagnia: dai “vecchi” Paolo Graziosi e Gigio Morra a un nutrito gruppo di trentenni, passando per
alcuni fedeli compagni di scena. Spettacolo dall’incipit avvolgente, in cui l’ariosa vivacità goldoniana è resa con brio dalle smanie dei caratteri: Leonardo (Andrea Renzi) soffre
d’amore e gelosia per la volubile e volitiva Giacinta (Anna Della Rosa, da applausi), insidiata da Guglielmo (Tommaso Ragno) e desiderosa di partire per l’agognato carnevale vacanziero. Vittoria (Eva Cambiale), sorella di Leonardo, gareggia con la bella protagonista in fatto di moda (tema forte del primo testo) nell’equivoco intreccio destinato alla pur precaria ricomposizione finale. Servillo riserva per sé la parte minore di Ferdinando, lo scrocco: spettatore disincantato e cinico della vicenda, ciarliera pittima alla costante cerca di desco e patrimonio da mungere. Ruolo
“esterno”, a replicare in qualche modo la posizione del regista, che osserva, vivendo “alle spalle degli interpreti”: è dunque curioso vedere un attore dei silenzi quale il campano alle prese con un personaggio tanto loquace e fatuo cui fa da vittima (e spalla) la Sabina d’una smagliante Betti Pedrazzi.

Peccato che, nel secondo tempo, si smarrisca il ritmo, tradendo le aspettative iniziali: intaccata la puntuale tripartizione originaria, il meccanismo complessivo soffre, registra un calo di tensione riverberato pure nell’interpretazione.
Dinanzi a tre ore e oltre di recita (che, va detto, non pesano), due pause gioverebbero, mantenendo fedele la scansione dei testi.

La chiave di Servillo risparmia un’appuntita satira sociale e predilige i meccanismi teatrali dell’intreccio: il finale è però vibrante, non consolatorio, dominato da Giacinta, ennesima
eroina goldoniana, unico personaggio a prendere coscienza e cambiare, anteponendo il dovere al cuore.
Lo spettacolo potrebbe osare di più, ma non ci si pente d’averlo visto.

Visto a Milano, Teatro Grassi, 10 novembre 2007.

Spettacolo
La Trilogia della villeggiatura
di Carlo Goldoni
regia di Toni Servillo
con Anna Della Rosa, Gigio Morra, Paolo Graziosi, Andrea Renzi, Eva Cambiale, Tommaso Ragno, Toni Servillo, Betti Pedrazzi, Rocco Giordano, Salvatore Cantalupo, Chiara Baffi, Giulia Pica, Marco D’Amore
e Mariella Lo Sardo
scene: Carlo Sala
costumi: Ortensia De Francesco
luci: Pasquale Mari
produzione: Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa e Teatri Uniti

Giudizio: 2 soli
Scheda:
>Pregio:
gli attori
>Difetto: il ritmo nel secondo tempo
>Perplessità: a che pro l’uscita in platea dopo una scena? Dimostrare che a’mo fatto l’Avanguardia?
>Un Teatro Piccolo piccolo: la metropolitana che romba, una salabugigattolo e l’addetta stampa che tratta da pezzente chi chiede un accredito. Teatro d’Europa?

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